Nuove povertà

Nuove povertà

POVERTÀ ALIMENTARI, POVERTÀ PLURALI

 

Nella giornata di lotta alla povertà a Expo Caritas Italiana ha presentato il Rapporto 2015 sulla povertà e l’esclusione sociale. Ne emerge la fotografia di un paese teoricamente in lieve risalita, ma segnato da fenomeni di sofferenza sociale che si vanno diversificando. Le risposte della rete Caritas, anche al livello europeo.

 

Più di 53 milioni di persone nell’Unione Europea non riescono a soddisfare in modo stabile l’esigenza di un pasto adeguato. A fronte di una media del 10,5%, in Italia sono il 14,2% della popolazione, con un incremento record del 130% in 5 anni.

Una situazione allarmante confermata dai 6.273.314 di pasti erogati nel corso del 2014 da 353 mense diocesane, e dai 3.816 centri di distribuzione viveri, promossi da 186 Caritas diocesane, che si fanno carico di un vasto bisogno alimentare di persone e famiglie, italiane e straniere. E – come emerge dal monitoraggio nazionale dei servizi di aiuto alimentare promossi dalle Caritas diocesane – troviamo sia forme tradizionali di aiuto(mense e centri di distribuzione di pacchi viveri), sia quelle a carattere più innovativo e sperimentale (empori o market solidali, progetti di agricoltura sociale, gruppi di acquisto solidale).

Sono alcuni degli elementi emersi dal Rapporto di Caritas Italiana presentato a Expo all’interno del Convegno “Diritto al cibo. Interventi di prossimità e azioni di advocacy”, incentrato sul tema della povertà alimentare a Milano, in Italia e in Europa. Proprio nella Giornata mondiale di lotta alla povertà, il Convegno ha cercato di inquadrare il tema del cibo e degli aiuti alimentari nella cornice complessiva delle diverse forme di povertà.

Il Rapporto Caritas ha infatti come titolo “Povertà plurali”.

Non solo perché si sono moltiplicate le persone che, purtroppo, le sperimentano nella loro quotidianità, ma anche perché differenti sono i percorsi, le modalità e le cause che contraddistinguono le povertà.

Nei vari capitoli sono presi in esame i dati dei centri di ascolto, le principali tendenze di mutamento dei fenomeni di povertà, i percorsi di presa in carico delle persone e famiglie indigenti; ma anche i dati sui progetti anticrisi economica delle diocesi, la sintesi di un’indagine nazionale sul problema della casa (condotta assieme a Sicet-Cisl), oltre a orientamenti e raccomandazioni in tema di politica sociale e di coinvolgimento delle comunità locali.

Grazie ai dati raccolti da 1.197 centri di ascolto Caritas in 154 diocesi italiane, è possibile avere un quadro dei bisogni espressi. Al primo posto quelli legati alla povertà economica (54,6%), seguiti dai problemi relativi al lavoro (41%) e abitativi (18,2%).

Le richieste più frequenti riguardano beni e servizi materiali (58%), l’erogazione di sussidi economici (27,5%) e la ricerca di lavoro (17,4%).

In base a un confronto tra i primi semestri di ogni anno, nel periodo 2013-2015 si evidenziano alcuni trend dei fenomeni di povertà. In particolare aumentano gli italiani (+4,1%) e aumentano le richieste avanzate da famiglie monogenitoriali e altri tipi di famiglie senza coniugi né partner conviventi (+10,2%).

Eloquenti anche i dati delle risposte messe in atto a livello ecclesiale: 1.169 progetti anti-crisi economica delle diocesi italiane, di cui 171 fondi diocesani di solidarietà e 140 progetti di microcredito per famiglie e/o piccole imprese, 865 Progetti Otto per mille Italia, attivati dal 2012 al primo semestre 2015, dalle Caritas diocesane con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana e l’accompagnamento di Caritas Italiana.

Questi ultimi solo nel 2014 sono stati 290 per un importo complessivo di oltre 30,5 milioni di euro.

 

Clicca qui per leggere la versione integrale del rapporto 2015.

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